Avellino – Anzio 3 – 1
Avellino: Lagomarsini, Patrignani (dal 46′ Omohonria), Dionisi, Capitanio, Parisi, Buono (dal 66′ Mentana), Di Paolantonio, Da Dalt (dall’88′ Morero), Tribuzzi, Sforzini (dal 46′ De Vena), Ciotola (dal 14′ Matute). A disposizione: Viscovo, Rizzo, Falco, Saporito. All.: Bucaro.
Anzio: Rizzaro, Arena (dal 71′ Buongarzoni), Giordani, Labate, Faiello, Sterpone, Papa, Voltasio (dall’ 87′ Prandelli), Florio (dal 70′ Santarelli), Ludovisi (dal 60′ Anello), Minunzio (dal 5′ Pirazzi). A disposizione: Trombetta, Fiacco, Di Magno, Costanzo. All.: Bacci.
Arbitro: Morabito di Taurianova. Assistenti: Basile e Benedetto di Crotone.
Marcatori: al 47′ Florio (An), al 79′ De Vena (rig), all’84′ Tribuzzi, al 93′ Matute.
Ammoniti: Parisi, Florio (An), Giordani (An), Tribuzzi, Faiello (An). Angoli: 8-1. Rec.: 2′ pt; 4′ st.
Oggi ancora una volta abbiamo visto che non esistono partite facili o dall’esito scontato. Alla fine, si è chiusa quasi in goleada per i Lupi. Ma quanta sofferenza, davvero troppa per i ragazzi di Bucaro, che affrontavano in casa il fanalino di coda Anzio. La modesta compagine laziale ha fatto vedere le “streghe” ai Biancoverdi fino ad una dozzina di minuti dal termine. E sì, la corazzata Avellino stava rischiando di farsi superare dall’ultima in classifica. Poi, un rigore di De Vena al 78′, ed un gran gol di Tribuzzi (nettamente il migliore in campo) all’84’ hanno consentito ai Lupi di ribaltare lo 0-1 (subito inopinatamente al 47′ da un Anzio che non credeva ai propri occhi per il vantaggio acquisito) e di chiudere addirittura in gloria, quasi a tempo scaduto, con un’altra rete di Matute.
L’Avellino ha portato a casa altri tre punti, e questo è il dato che più conta. Ma non è sfuggita a nessuno la brutta prestazione dei Biancoverdi, che hanno peccato di presunzione, finendo con il fornire uno spettacolo davvero deleterio e scarsamente produttivo. Molto del suo ci ha messo mister Bucaro, presentando un undici iniziale difficile da decifrare: Lagomarsini in porta (un negativo ritorno al passato, con l’automatica preclusione di un ulteriore over in mezzo al campo), la riproposizione di un esterno basso come Patrignani (davvero pessimo in quest’ultimo scorcio di campionato), un centrocampo senza mediani, con Da Dalt da mezzala.
Il primo tempo si chiuso a reti bianche, soprattutto perchè in campo era sceso un Avellino con poche idee, e tanta superficialità. E’ vero che Sforzini si era letteralmente divorato un gol da tre metri, a porta sguarnita, tirando addosso ad un difensore che disperatamente si era sostituito al portiere, dopo l’ennesima percussione irresistibile sulla destra di Tribuzzi ancora una volta incontenibile. Ma è altrettanto incontrovertibile che i Lupi hanno giocato al “piccolo trotto”, verticalizzando poco, anche perchè, ancora una volta, Di Paolantonio si è ritrovato a predicare nel deserto.
Il “capolavoro” tattico lo ha proposto ad inizio ripresa mister Bucaro, che, insistendo pervicacemente con uno stucchevole ed improduttivo 4-3-3 (anche se a noi non piace parlare di moduli, perchè questi lasciano il tempo che trovano), ha tolto dal campo un centravanti vero come Sforzini, per fare posto a De Vena, che, si sa, quando è chiamato a dover giostrare (da solo) là davanti come terminale offensivo, perde molto delle proprie potenzialità. Il tecnico palermitano, a nostro avviso, considerato che non si riusciva a sbloccare il risultato, e, atteso soprattutto che l’avversario si chiamava Anzio (e non Lanusei!), ha avuto “paura” di cambiare sistema di gioco, passando alle due punte per scardinare la difesa laziale.
Subito il gol ad inizio di ripresa, i Lupi sono passati dalla compassata presunzione all’ansioso affanno, che ha ulteriormente complicato le cose. Così, a metà ripresa, Bucaro è stato costretto dall’evidenza dei fatti a tornare sui suoi passi, ed ha inserito un altro attaccante centrale. Il problema ulteriore è che in campo ci è andato un “aspirante” centravanti come Mentana, che ancora una volta non è riuscito a “spiegare” con “fatti concreti” le ragioni della sua presenza sul rettangolo di gioco.
Fortuna ha voluto che a dodici minuti dalla fine, un’incursione in area di Parisi sia stata premiata con l’assegnazione del calcio di rigore ai biancoverdi, per un presunto sgambetto subito dal 18enne serinese. La massima punizione trasformata da De Vena ha ridato entusiasmo ai Lupi, che cinque minuti dopo sono andati ancora in gol con il loro uomo migliore, Tribuzzi, che, con un colpo di testa ben indirizzato sul secondo palo, ha consegnato tre punti di platino all’Avellino. Il terzo gol ad opera di Matute al 93′ vale solo per il tabellino finale, e per un pizzico di morale in più per il camerunense, anche quest’oggi apparso l’ombra di se stesso.