Nicola Circelli: “Ora sono io che do l’ultimatum a Luigi Izzo: porti 150mila euro per gli stipendi entro domani mattina, sennò è fuori”

Nicola Circelli, amministratore unico dell’U.S. Avellino, rompe il silenzio e passa al contrattacco: in un’affollata conferenza stampa racconta, dal suo punto di vista, il susseguirsi dei fatti che hanno portato alla rottura tra lui e Luigi Izzo. L’imprenditore di San Bartolomeo in Galdo è un fiume in piena. Ecco le sue parole:

“Anzitutto debbo precisare che sono qua perchè debbo delle rispote alla città ed alla tifoseria biancoverde. E’ necessario che la gente ascolti quello che ho da dire, per poi farsi un’idea della situazione che si è venuta a creare. Come vedete, io sono qua a metterci la faccia, senza avere paura di niente. Sono venuto allo stadio pur sapendo che i tifosi erano inviperiti nei miei confronti. Infatti , al io arrivo, la mia macchina è stata assaltata. Ma questo fa parte del gioco: bisogna avere sempre il coraggio delle proprie azioni. E poi, chi dice la verità non deve avere paura di niente e di nessuno. Facendo un po’ di cronistoria, debbo dire che mi trovo ad Avellino perchè ho aderito ad una richiesta di Di Matteo. E’ stato proprio quest’ultimo ad anticipare la caparra per poter effettuare la compravendita della società biancoverde. Tramite Di Matteo, mi sono ritrovato insieme a Martone e poi ad Izzo. Di Matteo poi è andato via perchè ha visto che non poteva diventare presidente della società. Tre giorni prima del famoso sei dicembre, il giorno dell’atto davanti al notaio di Napoli, Martone ha convinto Izzo a tirarsi indietro. Ma io non mi sono perso d’animo e, insieme al mio amico Filippo Polcino, ci siamo dati da fare per trovare nuovi soci. Quando stavamo per cedere le sue quote ad altre persone, Izzo ci ha ripensato ed ha detto di voler continuare quest’avventura. Anzi, ha rilanciato chiedendomi anche un 5& in più di quote per fare il presidente e poter prendere le decisioni. Luigi Izzo ha cambiato più volte il proprio pensiero circa la sua presenza in società, visto che, dopo la questione del contratto a Capuano (che io ho sottoscritto su sua richiesta, visto che lui non ha voluto assumersi la responsabilità della firma), lui mi aveva assicurato che avrebbe consegnato a Polcino la procura a vendere le sue quote, ma il giorno dopo quella dichiarazione, fece il giro del campo con la sciarpa al collo, accreditando anche 70 persone allo stadio. La qualcosa, francamente, ci lasciò di stucco. Ho firmato tutti i calciatori che mi sono stati presentati e l’ho fatto anche con Federico, assumendone la responsabilità. Ma da quel momento sono nate le guerre mediatiche con Martone. Sia Izzo che Martone hanno fatto di tutto per mettermi la tifoseria contro. Quando mi sono reso conto che non valeva più la pena stare insieme a questa gente, ho chiesto ad Izzo di darmi ciò che era mio perchè avrei tolto il disturbo. Izzo ha sempre asserito che lui poteva liquidarmi in qualsiasi momento, dandomi “quattro spiccioli. Evidentemente non è proprio cosi, visto, che per pagare quanto da noi anticipato, è andato alla ricerca di soci che sostenessero la spesa. Ma la cosa che davvero non mi è andatà giù è stata ascoltare le sue offese, definendomi finache estorsore, e addirittura “metastasi” del calcio italiano. Quest’affermazione mi ha ferito particolarmente, e mi sono visto costretto a querelarlo. Ho detto questo per far capire a tutti chi è Luigi Izzo. Dice di essere  il presidente dell’Avellino, ma non lo è e non lo sarà mai. Ha fatto diversi comunicati con ultimatum continui, senza rendersi conto del valore della parola stessa. Mi ha invitato a presentare la documentazione dalla quale si deducono le spese da me sostenute in questo periodo di amministrazione. Io ho documentato tutto. Ma non è servito. Io volevo da lui una liberatoria sulla cifra da risarcire a Di Matteo, ma non ho ricevuto risposte. Lui si spaccia per grande imprenditore, ma nei fatti non si è dimostrato tale. Ora sono io che voglio dare un ultimatum ad Izzo: porti entro domani alle ore 12 i 15omila euro che competono a lui agli altri due soci di riferimento, De Lucia e Autorino. Questi soldi rappresentano la loro quota parte per pagare gli stipendi.  Se non dovesse onorare quest’impegno di spesa, lo faremo noi, con l’aumento di capitale sociale,  con l’aiuto di altre persone. Io mi impegno a rispettare tutte le scadenze, saremo noi ad assicurare un futuro a questa società.  Oggi mi ritrovo a salvare per la seconda volta l’Avellino e non voglio tirarmi indietro. Posso garantire che mi daranno una mano persone serie”.

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