Avellino – Perugia 2 – 0, i Lupi si trasformano è fanno un solo boccone dei Grifoni

Avellino – Perugia    2 – 0

Avellino: Lezzerini, Pecorini, Ngawa, Migliorini, Falasco (dal 62′ Marchizza), Molina (dal 93′  Vajushi), De Risio, Di Tacchio, D’Angelo (dal 54′ Laverone), Castaldo, Asencio. A disposizioneCasadei, Pozzi, Moretti, Ardemagni, Morero, Morosini, Wilmots. All.Foscarini.

Perugia: Leali, Volta, Del Prete, Magnani, Mustacchio (dal 64′ Buonaiuto), Kouan (dal 51′ Diamanti), Bianco, Gustafson, Germoni (dal 68′ Terrani), Cerri, Di Carmine. A disposizioneSantopadre, Nocchi, Zanon, Colombatto, Belmonte, Dellafiore. All.: Breda.

Arbitro: Piccinini di Forlì. Assistenti: Intagliata di Siracusa e Formato di Benevento. Quarto uomo: De Tullio di Bari.

Marcatori: al 26′ e al 57′ Castaldo.

Ammoniti: Kouan (P), Di Carmine (P), Di Tacchio, Bianco (P), Lezzerini.

Angoli: 3-4. Rec.: 2′ pt; 7′ st.

L’esordio di Claudio Foscarini sulla panchina biancoverde coincide con una squillante prestazione dei Lupi che sbranano i Grifoni. E si badi bene: il risultato finale non rende pienamente merito alla debordante prova dell’Avellino che ha stravinto la gara al cospetto di un temutissimo Perugia (che veniva da ben 22 punti conquistati nelle ultime otto partite), con la cronaca del match che testimonia di almeno sei/sette limpide palle-gol create da parte degli uomini in maglia biancoverde.

Comunque saranno le prossime tre gare, la sfida salvezza di Chiavari contro l’Entella di sabato, quella successiva in casa contro il Frosinone e quella del Renzo Barbera di Palermo a dire se il problema dell’Avellino era Walter Alfredo Novellino. Ancora prematuro, dopo la vittoria scaccia crisi conquistata contro il Perugia, affermare che il sacrificio del tecnico di Montemarano abbia risolto tutti i problemi. Di sicuro un Avellino così bello, così determinato, così volenteroso non si vedeva dalla vittoria in rimonta contro l’Empoli.

Era la settima giornata del girone di andata e le 27 partite successive, giocate senza mai convincere del tutto, sono la dimostrazione che se scelta sofferta doveva essere, forse andava fatta molto prima. Probabilmente nella pausa lunga di gennaio quando si era capito che la squadra, che contro il Perugia ha dimostrato di avere quell’anima tanto evocata, non seguiva più le direttive del tecnico e che il più delle volte scendeva in campo solo per obblighi contrattuali ma mai con la voglia reale di fare bene.

Certamente, il notevole rendimento della squadra irpina non è solo merito dei nuovi dettami tattici di Claudio Foscarini, ma appare indiscutibile che il trainer veneto abbia giocato un ruolo importante in questa positiva trasformazione dei Lupi, che hanno sovvertito magicamente il rapporto di forze in campo, con il Perugia che, sotto la spinta dei padroni di casa, ha dovuto gioco forza indossare i panni della vittima sacrificale. Con l’Avellino che, per larghi tratti della sfida, è sembrato vestirsi degli abiti nobili dei Grifoni, che lottano per accaparrarsi un posto per la serie A.

La compagine irpina, sin dalle prime battute in campo, ha mostrato di possedere quel furore agonistico e quella sapienza tecnico-tattica che forse mai si erano viste in questo campionato. Dinanzi alla notevole caratura tecnica degli Umbri, D’Angelo e compagni hanno messo una concentrazione, una vis pugnandi ed una verve che hanno letteralmente annichilito gli avversari, che poco hanno potuto e saputo opporre all’incedere dirompente dei Lupi.

Sarà stata la maggiore fame, le motivazioni forti, l’enorme spirito di rivalsa, ma i Biancoverdi sono quasi sempre arrivati primi sulla palla e, laddove un Perugino riusciva a fare qualche metro in avanti, trovava sempre un Avellinese pronto a contrastarlo ed a sbarrargli la strada. Se i numeri hanno un senso nel calcio (e senza ombra di dubbio, un senso ce l’hanno), basti considerare che la squadra di Breda non è riuscita mai a tirare nello specchio della porta, a fronte di un Avellino che ha concluso ben sei volte tra i pali avversari, realizzando due reti, colpendo una traversa e vedendosi negare il gol in altre tre occasioni; senza considerare altre conclusioni che, per un niente, non sono finite nello specchio della porta perugina.

E’ stata una vittoria ineccepibile, frutto del tanto auspicato equilibrio tra le due fasi, con una grande attenzione e reattività nel non possesso, ed una grande capacità atletica e tecnica nella proposizione del gioco. Pressing a tutto campo, sapiente scelta del tempo negli interventi e grande capacità penetrativa negli affondo sulla trequarti avversaria.

Un Avellino così non lo vedevamo da anni. Merito in parte della famosa scossa che l’avvento di un nuovo allenatore tradizionalmente riesce a determinare. Ma soprattutto merito di una grande voglia di rimettersi in gioco da parte di una squadra, anzi di un gruppo che, sentendosi  in colpa per le tante prove negative di questo campionato, ha voluto e saputo farsi perdonare alla grande dal proprio pubblico, che, alla fine della partita, ha applaudito con notevole entusiasmo i “redivivi” biancoverdi

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